Mia recensione (maggio 2024) su FB
dei due libri di Alberto Grandi

 

L'autore, Alberto Grandi, è uno studioso, professore all'Università di Parma, storico dell'alimentazione, docente in quell'ateneo di "storia del cibo" e di "Storia delle relazioni Europee". L'ho conosciuto grazie ad uno dei programmi più simpatici ed interessanti della televisione recente, la "Splendida Cornice" di Geppi Cucciari.

Ospite purtroppo solo delle ultimissime puntate, ha portato uno sguardo disincantato e veritiero su uno dei temi che più appassionano gli italiani, forse il secondo dopo il calcio: la cucina italiana, con le sue ricette, le sue materie prime, la sue "tipicità" e la sua millenaria, ma che dico millenaria... centenaria! tradizione smile . Un argomento che mi appassiona da tanti anni e che da qualche anno mi fa semplicemente rivoltare le budella tutte le volte che un sedicente esperto mi viene a raccontare quale sia la ricetta tradizionale della cacio e pepe o come i pomodori di Pachino siano da secoli i migliori del moGrandi 1ndo.

Debunkare (scusate il termine, che ho introdotto in un recente post e di cui non ripeto etimologia e significato) le falsità di certi cialtroni presenti giorno e notte, 7X24, su tutte le reti televisive e sociali è impresa fin troppo facile anche per chi, come me, è solo un appassionato dilettante dell'argomento. Farlo in maniera sistematica, organizzata, scientifica e storicamente informata, come fa Grandi, è naturalmente più difficile, e fonte per i dilettanti come me di grande sollazzo e soddisfazione. Il libro sono due (non ho sbagliato). Dico così perché i due libri sono in parte sovrapponibili, anche se diversi e per certi versi complementari. Facciamo così: io descrivo quello che mi è piaciuto di più, poi se qualcuno lo legge e se ne innamora allora, come me, non rimarrà deluso se legge anche il secondo.

Parlo di "Denominazione di Origine Inventata" (Che è anche il nome del podcast di Grandi, ma io sono troppo vecchio per sapere cos'è un podcast, figuriamoci per seguirlo) per i tipi di Mondadori, 2018. Un libro che parla seriamente dell'evoluzione della cucina "italiana", con informazioni che provengono dal medioevo, ma che si concentra soprattutto sugli ultimi due secoli, cruciali per tutte le fandonie e le invenzioni fantasiose che oggi ci raccontiamo, per ragioni storico-politiche che Grandi esamina con intelligenza nel testo.

Sfatare luoghi comuni e falsità, demolire invenzioni fantasiose, ripristinare la realtà dei fatti. Questo è il significato di debunking, e questo è quello che fa il libro, con una prosa scorrevole e spesso divertente. Il capitolo sulla focaccia di Recco mi ha fatto ridere apertamente (Maddalena mi chiedeva ma non stai leggendo un saggio?), come non facevo da quando leggevo le avventure di Asterix il legionario o il secondo tragico Fantozzi.

L'influenza di tutte le fandonie inventate dal marketing che ci bombardano quotidianamente sull'argomento cibo/vini è impressionante, e noi non ce ne rendiamo neanche conto. Sull'argomento avevo anche scritto recentemente un pensierino, che linko nel primo commento, e che naturalmente trova più che conferma, ma anzi ragione e radici nei testi di Grandi. In Italia tutti sono esperti di gastronomia, e tutti sono convinti di sapere quali sono i cibi e gli ingredienti migliori, e sono pronti a giurare che le proprie nonne erano grandissime cuoche eredi di una tradizione centenaria che sapevano ammannire decine di squisiti manicaretti a tavolate festanti. Tutte invenzioni. Posso dirlo in prima persona, perchè mia nonna era una cuoca. Sì, lo era verameGrandi 2nte.

Contadina nella campagna tosco-umbra, terra che per tradizioni gastronomiche non deve invidiare nulla a nessuno, veniva chiamata e pregata per cucinare quando si sposava qualcuno dei dintorni, o per altri eventi similari. Veniva pagata con un paio di capponi se le andava bene, con un grazie ricambierò quando i capponi non c'erano, ed era la maggior parte delle volte. Se ripenso a quello che mia nonna cucinava (e che peraltro era naturalmente buonissimo, soprattutto se condito con la fame atavica dei commensali), non mi vengono in mente più di 6-7 piatti, sempre quelli, che sapeva fare molto bene. Non vi tedio oltre con i ricordi personali sull'argomento, che richiederebbero un libro intero, ma vi invito caldamente, se avete voglia di mettere in discussione ciò che pensate sulla supremazia della cucina italiana (o addirittura sulla sua esistenza) e sulla tradizionale ed antica qualità dei nostri prodotti, a leggere il libro: sono pronto a scommettere che vi piacerà. Se invece volete continuare a pensare che la formaggetta di Casalpalozzo era decantata da Napoleone e questo vi fa sentire fieri del fatto che potete mangiarla anche voi, non seguite il mio consiglio.

Per inciso, il secondo libro, che è successivo e che si chiama "La cucina italiana non esiste" è anch'esso gradevole se, come dicevo vi appassionate all'argomento. Lì c'è anche una lettura molto più politica (e desolante, devo dire) del perchè il tema sia così all'ordine del giorno, e scoprirete che la sovranità alimentare è cosa totalmente diversa da quella del nome che la nostra attuale presidenta della consiglia ci ha fatto digerire, mettendoci a capo un vero esperto, tal Lollobrigida che di Grandi e Bressanini è grande amico, cultore e lettore attento rofl cheer bleh(metto le faccine per evitare che qualcuno prenda sul serio queste ultime parole, non si sa mai)

Insomma, i due libri sulla cucina e sul cibo io me li sono divorati Mi auguro che, se seguirete il mio consiglio, non vi vadano per traverso e non vi restino indigesti risata